Blockchain e Google, Bitcoin ed Ethereum, AI e diagnosi e ...
Le notizie sul digitale che (forse) vi siete persi
La blockchain di Google è il Node Engine
Anche Google punta forte sulla blockchain e sul Web3, con Blockchain Node Engine. L’idea è quella di aiutare gli sviluppatori di App Web3 a creare e distribuire nuovi prodotti basati su blockchain.
L’idea dell’azienda è, considerando che i nodi siano autogestiti ma richiedano una gestione costante e siano difficili da implementare, la Blockchain Node Engine di Google vuole essere un servizio sostanzialmente di hosting che si capace di ridurre al minimo la necessità di operazioni sui nodi.
Se sviluppare AI (etica) porta al burnout
Un interessante articolo del MIT racconta come attualmente le aziende sono sempre più messe sotto pressione da parte di regolatori (e attivisti) per garantire che i loro prodotti di intelligenza artificiale siano sviluppati in modo da mitigare eventuali danni, prima ancora che essi stessi vengano rilasciati.
Per fare questo, sono stati creati dei team che valutano con quali modalità le nostre vite, la società e la politica viene influenzata da questi progetti.
Questo lavoro, necessario per ragioni etiche prima che per le multe che le aziende rischiano in un secondo tempo, sembra essere davvero estenuante e iniziano ad affiorare dichiarazioni in questo senso.
Ripeto, leggete l’articolo perché illuminante non solo sulle condizioni di lavoro, ma sul futuro che ci si prospetta dinanzi.
Adobe punta all’AI per Photoshop (e non solo)
La svolta è in corso da tempo, ma ormai l’intelligenza artificiale è entrata prepotentemente nelle applicazioni Adobe Creative Cloud.
La recente presentazione della nuova edizione utilizza l’AI all’interno di Photoshop per esempio per rimuovere lo sfondo e riconoscere gli oggetti e porli in un livello facilmente manipolabile, o per cambiare il tono o il contrasto, ma c’è di più. Ha destato particolare interesse un nuovo filtro che sfrutta algoritmi neurali per il ripristino delle foto antiche e sciupate, danneggiate da graffi.
Ethereum è meglio di Bitcoin come crypto?
Giovedì sono stato impegnato in un evento online di una banca d’affari per parlare di cryptovalute.
La cosa interessante che noto ultimamente è l’attenzione che viene attualmente posta sulla sostenibilità ambientale di queste monete digitali.
Regna molta confusione soprattutto dopo il cambio di approccio di Ethereum. Attualmente, è evidente che questa “fusione” ha reso come cryptovaluta Ethereum come un investimento più interessante rispetto al Bitcoin proprio per l’aspetto ESG (ambientale, sociale e di governance).
Detto questo, è difficile ipotizzare che in un breve periodo, ma probabilmente anche medio, Ethereum possa diventare una minaccia per detronizzare Bitcoin come la migliore criptovaluta del mondo. Chi gestisce grandi patrimoni e investe, non ha ancora questa percezione. Dal mio punto di vista, prettamente tecnico, Bitcoin ed Ethereum hanno evidenti scopi differenti e quindi questo incide sulla percezione.
Bitcoin resta la criptovaluta per eccellenza e si fonda soprattutto sul fatto che sia una risorsa limitata.
Ethereum è invece la blockchain in questo momento fondamentale per il Web3, incidentalmente è anche una cryptovaluta.
Questi sono i fatti.
Il resto è noioso rumore di fondo.
L’AI aiuta a individuare le malattie dai raggi-x e
Un rapporto pubblicato su Nature Biomedical Engineering, ha mostrato un modello, denominato CheXzero, ha funzionato alla pari con i radiologi umani nella sua capacità di rilevare patologie ai raggi X del torace. Per altro, il codice è disponibile su GitHub per altri ricercatori.
Qualcosa di interessante e di rivoluzionario, perché la fase di training viene accelerata rispetto alla necessità di estrapolare le informazioni necessarie per individuare le patologie.
Il nuovo modello è autocontrollato, nel senso che apprende in modo indipendente, senza la necessità di dati etichettati manualmente prima o dopo l'allenamento. Il modello si basa esclusivamente sulle radiografie del torace e sulle note in lingua inglese che si trovano nei referti radiografici di accompagnamento.
Un piccolo passo per l’intelligenza artificiale, può essere un grande passo per l’umanità.
Amazon, la privacy , l’interazione e il metaverso
Amazon ha da tempo dato una svolta decisa verso la privacy di tutti i suoi prodotti, accelerando con gli ultimi nati. Non solo otturatori per le fotocamere degli Echo Show, ma pensando alla crittografia end-to-end delle elaborazioni, per altro Amazon alcune le fa direttamente nel dispositivo.
L’attenzione alla privacy, quindi, è diventata un’ossessione, non importa se, come dicono i maligni, lo fa per evitare sanzioni, perché di fatto la tecnologia di Alexa e tutto ciò che ruota attorno ad essa sta diventando matura.
Non nel senso che la tecnologia sia in qualche modo giunta a un livello ottimale, c’è tanta strada da fare, quanto si tratta di una tecnologia che di fatto affianca e persone e le aiuta nel fare determinate cose, che possono essere futili come ascoltare una canzone o più utili come impostare la sicurezza della casa o far entrare un fattorino.
Si tratta di tecnologia sostanzialmente nascosta ma a disposizione, un computer o un’intelligenza con cui interagire, l’esatto opposto del Metaverso e dell’interazione personale con le cose e con gli spazi.
In apparenza, perché è facile ipotizzare che le cose finiscano con il fondersi.
Ma qual è il nodo più importante da sciogliere per il Metaverso? La privacy.
Amazon punta con decisione sull’interazione nascosta, ma è perfettamente conscia del fatto che il futuro va verso la spazialità. Sono usciti diversi articoli, anche autorevoli, che parlano di Amazon come “anti-metaverso”, tesi interessante, ma poi bisognerebbe andare a controllare cosa sviluppa AWS, o semplicemente guardare una gara di Formula 1 per capire che hanno ben chiaro l’interazione, gli oggetti e la spazialità.
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