Indice globare dell'AI, la bioeconomia è in pericolo?
Le notizie che potrebbero esservi sfuggite sulla tecnologia.
L’indice globale dell’AI
Ricevo tante richieste relative a dove trovare informazioni relative all’adozione e all’avanzamento dell’intelligenza artificiale nel mondo.
Probabilmente esistono siti migliori, ma credo che per praticità questo sia molto esplicativo. Infatti, propone un indice globale che, per quanto imperfetto per definizione essendo generale, offre un buon punto di osservazione.
L’Italia occupa la posizione 31!
Il problema è che la prima voce, i talenti, ci vede alla posizione 37, ma, per assurdo, occupiamo la 13esima posizione per ambiente operativo.
Qualche riflessione la merita, perché non può essere semplicemente una situazione complessiva dettata dalla mancanza di competenze, che c’è, ma forse da un sistema che non è in grado di creare opportunità. Per capirci, la Corea del Sud o la Cina vivono lo stesso problema dei “talenti”, ma occupano posizioni migliori.
Quasi quasi organizzo un evento proprio su questo tema specifico.
La bioeconomia è in pericolo?
C’è una battaglia legale costante nel mondo della bioeconomia, che di fatto non è altro che è quella generata dalle cure e dalle innovazioni della biologia e della biogenetica.
In pratica, per creare un brevetto o prima ancora per una ricerca è necessario avviare una richiesta di autorizzazione a uno dei centri autorizzati. Ma una sentenza potrebbe cambiare tutto. Infatti, una sentenza ha dichiarato che solo il Broad Institute di Harvard e del MIT di Boston può fornire il livello CRISPR, che è una tecnica di editing genetico precisa, economica e rivoluzionaria, mentre prima c’erano altre strutture le lo permettevano, come l’Università della California Berkeley e l'Università di Vienna.
Sta scaturendo una battaglia legale tra centri di ricerca che potrebbe paralizzare l’innovazione negli studi di tante malattie “dal vivo”.
In sostanza, una lotta di brevetti potrebbe bloccare l’innovazione.
L’economia di guerra, le fake news e il mondo “libero”
Pur trovandoci nel terzo millennio, le dinamiche delle guerre sono sempre le stesse. I problemi principali sono rappresentati dalle risorse economiche e l’informazione, o controinformazione.
Nelle righe sotto porrò un tema che è per certi versi paradossale, ma sul quale sarebbe il caso di riflettere.
Se il tema delle risorse è basato sul controllo e quindi da pochi decisori che possono fare il bello e il cattivo tempo, sull’informazioni possiamo dire che sono stati fatti passi da gigante, sia per la diffusione delle idee che non sono imbrigliabili dalle censure dei social, sia dalla possibilità di verificare le notizie.
Ma detto questo, c’è un dettaglio su cui sarebbe bene che il mondo “libero”, o che almeno si considera tale, si interrogasse.
Può uno Stato, o un insieme di Stati, prendere decisioni sanzionatorie nei confronti di un altro Stato senza che vi sia un organismo superpartes, come per esempio l’ONU?
Di fatto è quanto è accaduto.
Ma se a prendere tali decisioni sono delle aziende, che di fatto sono enti privati, non c’è qualcosa che non quadra?
Di fatto le piattaforme commerciali sono delle piattaforme digitali e da esse dipendono una serie , non depone a favore delle prospettive di sostenibilità sociale dell’umanità.
Il discorso non è molto complicato: se accettiamo, come stiamo facendo, che dei privati prendano delle decisioni che impattano sui cittadini corriamo il rischio di aprire una breccia verso una forma di “buoni” o “cattivi” che andrebbe quanto meno rivista per non essere assoggettata all’emotività o alle apparenze.
I lati grigi di questo modo di operare non sono trascurabili? Chi decide chi è buono e chi si pronuncia su chi è cattivo? Le aziende possono agire in questo modo.
Possiamo verificare una fake news perché abbiamo delle piattaforme che ce lo permettono, sempre per citare l’esempio, ma se le blocchiamo come possiamo fare? E’ un gatto che si morde la coda.
Capiamo la propaganda e le regole di una “guerra”, ma dobbiamo fare attenzione nell’uso delle piattaforme, della loro neutralità e trasparenza, ma anche tutela.
Che i fatti di questi giorni siano un campanello d’allarme, utili a capire che con il problema delle piattaforme dovremo fare i conti.
Finché siamo in tempo.
Intelligenza artificiale, medicina e futuro: non è solo una questione di skills
Uno degli aspetti più piacevoli di chi si occupa di tecnologia è che capita ancora spesso che alcune innovazioni, tecnologiche o procedurali, capitino anche senza possedere tutte le conoscenze.
Un esempio che faccio sempre e che merita una menzione speciale in Techy è quella di un ragazzino di 13 anni (ora ne ha 17 ed è molto attivo) che aveva trovato una maniera per curare il cancro al pancreas sfruttando l’AI.
Per curare il fratello, ha messo a punto un modello ingegnoso basato sull'intelligenza artificiale, chiamato PCDLS Net, per migliorare il tracciamento del pancreas durante un trattamento di radioterapia. In pratica, permette di visualizzare dove si trova l’organo, sempre nascosto sotto tanti altri, e di inviare una quantità di radiazioni molto minore, sapendo che queste influenzano anche quelle sane.
E’ un esempio tra i tanti, ma dimostra come i limiti possono essere superati dalla creatività. La tecnologia permette di individuare le immagini e aiuta nella scansione, po'i c’è il fattore umano.
13 anni, zero esperienze, zero competenze, ma tanta inventiva e volonta.
Auto protagonista al Mobile World Congress
Se c’è stato un settore che è stato protagonista all’ultima fiera di Barcellona è stato l’automotive.
Le auto connesse ed elettriche hanno fatto la parte del leone rispetto a tante tecnologie, perché è un settore in grandissima espansione, grazie all’AI e al 5G.
Quando parliamo di guida autonoma stiamo parlando ancora di qualcosa da coniugare con i verbi al futuro, mentre la guida automatizzata di livello 3 è qualcosa che sta per arrivare sulle nostre strade. Si tratta di veicoli capaci di compiere in autonomia manovre automatiche come frenata, sorpasso e cambio corsia in determinati ambiti come superstrade e autostrade, con il guidatore che può anche fare altro ed essere pronto a riprendere in mano il volante solo quando il sistema lo richiede.
La guida autonoma è il passo successivo, il livello 4, ma è lontana, dicevo. A Barcellona si sono viste tantissime esemplificazioni reali, non solo prototipi, di sistemi capaci di muoversi negli spazi, ma la tecnologia necessaria è parecchia, perché bisogna prevedere con una precisione sempre maggiore il posizionamento della vettura sulla strada, sfruttando a connettività tra le auto (V2V), ma anche il collegamento in tempo reale tra auto e infrastrutture (V2I). Il 5G e le qualità della connessione risultano determinanti.
Molto interessante sotto questi aspetti è stato il workshop 5G Automotive Association (5GAA) che ha presenta gli ultimi sviluppi del "Cellular-Vehicle-to-Everything" (C-V2X) e la sua naturale evoluzione verso il 5G-V2X. Interesse da parte dei costruttori, degli operatori di tecnologia, ma anche delle municipalità più evolute e dei possessori di infrastruttura. Infatti, ci sarebbe un significativo miglioramento per la sicurezza stradale, per l’efficienza del traffico, per l’impatto ambientale e, non ultimo, il comfort di guida.
Smartworking, pandemia, leggi e futuro
Lascio il link all’articolo relativo allo smartworking e le percezioni dall’ultimo magazine BusinessCommunity.it.
Il dibattito nel nostro Paese è vivo, ma è chiaro che i giovani lo pretendono, prima ancora di sapere quale sarà lo stipendio del nuovo lavoro.
E a proposito, i talenti stanno cercando un lavoro che rispecchi un modo di essere e di vivere diverso dal passato.
I modelli cambiano. Anzi, sono già cambiati.
La puntata della scorsa settimana del #LateTechShow
Come ogni settimana, martedì alle 23:00 sarà trasmessa la nuova puntata, disponibile anche nelle principali piattaforme social.
Nel frattempo, ecco la puntata di settimana scorsa.
Ogni giorno alle 11:00, dal lunedì al venerdì, c’è lo #SmartBreak, per parlare di #lavoro, #vitadaufficio, innovazione e … Su tutte le mie piattaforme social.
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